Castello Normanno dei Sanseverino
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Castello Normanno dei Sanseverino

Il Castello del Casato Normanno dei Sanseverno sui Regni Rinascimentali
 
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 [GDR] La stanza di Vic

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Vic
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MessaggioTitolo: [GDR] La stanza di Vic   [GDR] La stanza di Vic EmptyLun Feb 21, 2011 7:33 pm

Mentre camminavo, diretto verso il castello di famiglia, decisi di prendere una scorciatoia mai presa prima d'ora, camminavo e camminavo fino ad arrivare in una spiaggia, di colpo mi ricordai di momenti terribili della mia vita, momenti che io ebbi deciso di dimenticarmi ma con scarso risultato,avevo la mente piena di ricordi, con un passo più veloce arrivai nel Castello, agitato corsi per i corridoi di colpo vidi Cassandrax e Njmue, le mie nipotine, mi dissero:
“Zio perchè corri?”
Ma io non mi fermai, ero troppo agitato, entrai nella mia Stanza e mi ci chiusi dentro così nessuno ebbe la possibilità di entrare...

Pensai e pensai, ore ed ore, a quelle immagini che tanto odiavo ma non potevo scappare dal passato, intravidi tra i miei Libri, un diario donatomi dal mio carissimo amico Giles, il quale era lontano,decisi in quel momento di scrivere in quel Diario, la mia vita, giorno per giorno, decisi di cominciare dal mio rapimento da molto piccolo...
Allora mi sedetti alla mia scrivania, davanti a me c'era il mio bellissimo camino, era il posto giusto ove scrivere...

5 gennaio 1459


Sono nato il 22 settembre 1437. I primi anni d'infanzia sono ricordi nebulosi, ma dolci e felici.
Il primo, vero ricordo risale a quando avevo sei anni. Giocavo sulla spiaggia coi miei nipoti, Aureo di 8 anni e njmue di 4, quando scoppiarono incendi sulla costa. Rumori assordanti, palle di fuoco provenivano dal mare e si riversavano sulla spiaggia.
Mi ero allontanato dalla mia
famiglia, impaurito ma affascinato da quelle grosse navi, e non sentii la tata chiamarmi.
Mi ritrovai solo sulla spiaggia, in mezzo a uomini e donne terrorizzati, che gridavano: “I pirati, i pirati!! Che i Profeti ci salvino.."
Ricordo quando quegli omaccioni giunsero a terra. Ricordo le loro facce truci, le corde che mi legarono attorno e il suono delle mie grida. Poi qualcuno mi diede un ceffone,
e non vidi nient'altro che buio.
La prima cosa che vidi quando mi svegliai, furono i ceppi alle mie caviglie, e un uomo dall'aspetto terrificante, che mi frugava tra le tasche e mi strappava il ciondolo che avevo al collo. L'omaccione sdentato disse di chiamarsi Polixio, ed era il cambusiere della nave. Fu grazie a lui se sopravvissi. La mia storia era simile alla sua, in qualche modo avevo fatto breccia sotto quella corazza ruvida che aveva intessuto con gli anni, e mi prese sotto la sua tutela. Gli anni successivi furono terribili. Lavorai come uno schiavo, notte e giorno, pulire i ponti, aiutare in cambusa, servire il pasto al Capitano dei pirati, Occhiosecco dei sette mari, e ricevevo soltanto botte e insulti, quando commettevo uno sbaglio.

Polixio mi salvò dalla morte in più di un'occasione, mi insegnò la pazienza, la sopportazione e a muovermi silenzioso come un'ombra. Aspettavo notte e giorno il momento in cui avrei trovato vendetta. Passarono 15 lunghi anni, quando riuscii ad attuare i miei progetti.

Venne una mattina Polixio, e mi sciolse le catene che mi stringevano la notte, impedendomi la fuga. Mi consegnò un pacchetto, me lo fece infilare nei cenci che fungevano da scarpe, e mi disse: "Qui dentro c'è la tua storia. E' la tua occasione, hai solo questa. Se ti prendono, non potrò salvarti." Ad alta voce, aggiunse: "Sveglia fannullone! Il Capitano vuole che tu scenda a terra e porti questi documenti a una congrega di briganti, che ti aspettano al crocevia prima di Parenzo. Muoviti, sacco di letame!"
Io lo ringraziai con gli occhi, gli strinsi il braccio in segno di saluto e rispetto, e mi presentai dal Capitano. Mi fece marchiare il braccio, così che non mi venisse in mente di scappare, e mi diede istruzioni, spedendomi via con una pedata. Dovetti viaggiare a nuoto per giungere a riva. Non riuscivo a crederci, era fatta. Mi sentivo così libero. Aprii il pacchetto, indossai il ciondolo della mia famiglia e cercai una Chiesa. Di sicuro, un prete avrebbe potuto aiutarmi. Mi ritrovai a Parenzo, ove mi diedi una ripulita, e mi tagliai via dal braccio il marchio che mi aveva fatto Occhiosecco. Volevo essere un uomo onesto e libero, un pezzo della mia carne e un po' del mio sangue era un prezzo accettabile per l'onestà.
Mi ero dato una ripulita, avevo raso la barba, avevo indossato vestiti migliori e frequentavo le taverne. Fu al Drago Bianco che la mia vita ebbe una svolta. Era l'ottobre 1458, e il Sindaco, -njmue-, mi diede segno di fiducia. Mi fece collaborare col Municipio, mi diede ottimi consigli. Il suo nome mi era dolorosamente famigliare, e un giorno mi ritrovai a chiederle come fosse il suo nome di
battesimo."Io sono Giordana Sanseverino, ma tutti mi chiamano njm. E a proposito, Black.. posso vedere il ciondolo che hai al collo?" Lo sfilai dal collo e glielo porsi. Lo prese con le mani tremanti, per un poco rimase interdetta. Con voce fioca mi chiese dove lo avessi preso: "Ce l'ho con me da quando sono nato, ma mi è stato restituito da poco.." Le raccontai della mia storia, dei mille luoghi in cui ero stato e di tutti i soprusi che mi erano stati inflitti. Le vennero le lacrime agli occhi, e stavo per commuovermi con lei
quando mi sentii abbracciare forte. "Tu sei mio zio! Tu sei Silvano Sanseverino ! Ti credevamo morto, credevamo che i pirati ti avessero ucciso!Ecco, guarda qui!"
Si tolse dal collo un ciondolo identico al mio, e rimanemmo a fissarli. Dietro ognuno, le nostre iniziali. Piansi senza ritegno, ero finalmente salvo, potevo cominciare una nuova vita...


Chiusi il diario, stavo meglio, adesso tutti i miei parenti hanno la possibilità di leggerlo, lo lasciai sulla mia scrivania.
Sentii bussare e delle voci che mi chiedevono di uscire, Aureo per primo:
“Zio che succede? Esci fuori di lì siamo preoccupati!”
Rincuorai il mio caro nipote, e uscii dalla mia stanza e andammo tutti a cena, era tardi e bisognava mangiare. Mi sentivo felice insieme ai miei nipoti, e a tutti i parenti, riuniti in un' unica tavola, pensai tra me e me: “Speriamo non ci sia ancora il solito!”
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njmue
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MessaggioTitolo: Re: [GDR] La stanza di Vic   [GDR] La stanza di Vic EmptyLun Feb 21, 2011 7:37 pm

Era una giornata timida e soleggiata, Giordana era andata a fare una passeggiata nel parco del Castello. Aveva visto lo zio black molto stanco e triste nei giorni precedenti, voleva fargli una sorpresa.
Toc toc.
Bussò delicatamente alla porta, e ricevette l'invito ad entrare.

Sorpresa, zio Vic! Ti ho colto questo mazzolino di fiori, ti piace?
[GDR] La stanza di Vic 1Bouquet%20di%20campo

Grazie mille, njm, è delizioso! Li metto subito in un vaso, sei stata davvero gentile...

Per così poco, zio... La giornata è così iacevole, ho fatto una passeggiata nel parco e li ho colti mentre pensavo a...ahem..


Giordana arrossì un poco, poi continuò come se niente fosse.

ma ora, raccontami qualcosa dalla Capitale! Come ti trovi a Venezia?
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